258 Minutes

Autore/Author: Fabio Sgroi
Editore/Editor: Crowdbooks
Dimensioni/Dimensions: 17 x 24 cm
Pagine/Pages: 112
Lingua/Language: Italian, English
Anno/Year: 2018

35,00 

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Italiano

“Il 13 novembre del 2015 dalle ore 21:20 Parigi è sotto attacco. Un attacco che la porta al centro della cronaca mondiale ancora una volta.

La catapulta nella storia con 258 minuti di terrore e un bilancio di 130 morti. Non penseresti mai che, andando ad assistere ad un concerto, la tua vita possa cambiare, nel caso fortuito in cui tu possa dire di averne ancora una. Non crederesti mai che, in una notte di autunno uguale a tante altre, la vita di 130 persone, di una città, di una nazione, di un continente, di tutto il mondo, possa cambiare per sempre”.

258 minuti, poco più di quattro ore, cui aggiungere un anno di riflessione e di preparazione per un lavoro dalle sfaccettature diverse, che si presenta sottoforma di diario personale dell’autore. Lo scopo di Angelo Ferrillo non è rinvenire ostinatamente tracce dell’accadimento trascorso, bensì attuare lucidamente e attraverso la narrazione fotografica, un intervento diretto che ha a che fare con la memoria.

Una memoria contraria alla museificazione dei contesti e più vicina alla sperimentazione, qui intesa come vissuto legato all’esperienza, alla reinterpretazione dei luoghi e di specifiche dimensioni spazio-temporali, che diventano l’habitat ideale per dare inizio al racconto. Al centro della storia, due elementi che l’autore individua e mette in evidenza: distanza e vicinanza.

Nelle fotografie di 258MINUTES, l’autore rappresenta atmosfere in cui il distacco è quasi palpabile, il suo atteggiamento appare neutrale e, al contempo, è possibile percepire l’affondo che egli compie in una realtà inaspettatamente carica di simboli di evidente normalità. Non c’è traccia di spettacolarizzazione, non esiste alcuna enfasi rivolta ad eventuali momenti di commemorazione. Non è un giorno uguale agli altri eppure tutto sembra essere uguale all’ordinaria quotidianità di un momento qualunque.

Quello che Angelo Ferrillo ha fatto è stato ritrovare Parigi un anno dopo e come un pellegrino tornare nei luoghi e mostrare attraverso le sue fotografie nette e apparentemente prive di pathos emotivo la normalità ritrovata e la volontà di una città e del suo popolo di ristabilire l’ordine e “anestetizzare” il dolore con la ritrovata normalità. Ma evidentemente non è possibile. Le nostre menti sovrappongono a queste immagini le immagini gravate nella memoria di quegli stessi luoghi preda della paura e della concitazione di quei momenti fatali.

English

On November 13, 2015, from 9:20 p.m., Paris is under attack. An attack that brings it to the centre of world news once again. The catapult into history with 258 minutes of terror and a death toll of 130. You would never think that by going to a concert your life would change, if you were lucky enough to say you still had one. You would never believe that on an autumn night like any other, the lives of 130 people, of a city, a nation, a continent, all over the world, could change forever.

258 minutes, just over four hours, to which we can add a year of reflection and preparation, for a work with different aspects, which comes in the form of a personal diary of the author. Angelo Ferrillo’s aim is not to persistently find traces of the past but to lucidly, and through photographic narration, implement a direct intervention that has to do with memory.

A memory that is contrary to the museification of contexts and closer to experimentation, here understood as experience linked to experience, to the reinterpretation of places and of specific spatio-temporal dimensions, which becomes the ideal habitat to begin the story. At the center of the story, two elements that the author identifies and highlights: distance and closeness.

In the photographs of 258MINUTES, the author depicts atmospheres in which detachment is almost palpable, his attitude appears neutral and, at the same time, it is possible to perceive the immersion he makes in a reality unexpectedly full of symbols of obvious normality. There is no trace of spectacle, there is no emphasis on possible moments of commemoration. It is not a day like any other day, yet everything seems to be the same as the ordinary everyday life of any given moment.

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